Astronomia: abbiamo accorciato la vita dell’Universo?
Una recente teoria ipotizza che la vita dell’universo potrebbe essere stata abbreviata dal fatto stesso che qualcuno lo stia studiando. Questa teoria applica su scala cosmologica la fisica quantistica.
Fisica quantistica applicata su scala cosmologica?
Brevissimamente, la fisica quantistica ipotizza che un sistema può esistere contemporaneamente in più stati differenti. Osservando tale sistema, tuttavia, noi finiamo per influenzarlo, finendo per fare precipitare un suo particolare stato, tra tutti quelli possibili. Questo forzerebbe il sistema stesso a mutare la sua configurazione verso lo stato “scelto” dall’osservatore.
Sarà colpa nostra se l’universo finirà prima?
Un articolo di New Scientist riporta in pratica una variante di questa teoria, secondo la quale il fatto che gli astronomi abbiano recentemente scoperto la materia oscura, di fatto avrebbe reso più probabile il fatto che l’universo stesso sia destinato a una fine più vicina nel tempo. Più probabile di quanto sarebbe stato se nessuno avesse mai osservato la materia oscura (com’è avvenuto nel 1998), in grado di fatto di accelerare l’espansione del cosmo (e quindi di avvicinarne la fine).
Secondo i professori Lawrence Krauss della Case Western Reserve University di Cleveland, Ohio, e James Dent della Vanderbilt University, Nashville, l’osservazione del 1998 avrebbe in pratica reso più probabile la fine “accelerata” dell’universo.
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